Qualche giorno dopo, presi il coraggio a due mani (un conto era espormi con qualcuno che conoscevo, un conto era parlare della mia situazione lavorativa con una perfetta sconosciuta) e telefonai a Danila che, dopo aver capito brevemente quali erano le mie richieste, mi fissò un appuntamento.
Voce vivace e cordiale, dall’inequivocabile accento sardo, sguardo diretto e sincero, sorriso contagioso, Danila mi ascoltò con partecipazione e calore, e, senza essere invadente, mi guidò nel racconto. Non so cosa abbia pensato di me in quel momento, so che io mi sentivo confusa, agitata e fui senza dubbio logorroica, come spesso mi capita quando sono in una situazione di disagio.
Ero consapevole che gli aspetti da affrontare erano tanti: mappare conoscenze e competenze (soprattutto quelle acquisiti sul campo), capire quale direzione prendere, imparare a muoversi nella ricerca di un lavoro e a scrivere un cv, prepararsi ad affrontare un colloquio di lavoro, … e mi rendevo conto che avevo bisogno di aiuto, ma non ero troppo in grado di comprendere se la consulenza di Danila sarebbe stata la soluzione.
Ci lasciammo con un impegno reciproco: io le avrei inviato il mio curriculum (sì quello orribile in formato europeo) e lei mi avrebbe inviato una proposta con un preventivo.
Da quel momento iniziarono i dubbi: davvero volevo cambiare direzione? davvero volevo mettermi in gioco, a 50 anni? non sarebbe stato tutto più semplice se avessi solo rivisto il cv e avessi iniziato a mandarlo in giro, partendo dai miei amici senza inventarmi di nuovo ma semplicemente facendo quello che avevo sempre fatto? Più ci pensavo più mi avvitavo su me stessa. Anche il confronto con chi mi era vicino non mi serviva molto. Danila, nel frattempo, mi aveva mandato la sua proposta e si aggiunse un altro dubbio: sebbene la proposta fosse molto articolata e economicamente vantaggiosa, era comunque un impegno economico di un certo rilievo. Era davvero il caso che io spendessi dei soldi, in un momento in cui si prospettava la cassa integrazione e la perdita del lavoro?
Ci misi molto tempo a rispondere, oscillando tra la tentazione di seguire la via conosciuta e quella di provare nuove vie, esplorare nuove possibilità, immaginare alternative.
Non so se fu decisiva la mia predisposizione al cambiamento, la mia voglia di scoprire cose nuove e di crescere professionalmente, oppure la necessità di superare la frustrazione e l’empasse che stavo vivendo in ufficio. Il risultato fu, comunque, che scrissi a Danila per dirle che accettavo la proposta e fissare un nuovo appuntamento.
Ero pronta ad iniziare una nuova fase della mia vita professionale che mi avrebbe condotta a una nuova nascita.
E il sorriso di Danila mi avrebbe accompagnata.