Era il marzo 2014 e i dipendenti pubblici ricevettero una email dal governo. Noi no, perché, ufficialmente dipendenti di una società esterna, non eravamo dipendenti pubblici; la notizia, però, ci arrivò subito e i nostri colleghi ci girarono la lettera. Era l’elenco di tutte le misure che il governo intendeva attuare nella riforma degli enti pubblici.
Al 29esimo punto si leggeva:
eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle camere di commercio
Una riga, 9 semplici parole che liquidavano* un intero sistema formato in Italia da 105 camere di commercio e migliaia di dipendenti.
Una riga, 9 semplici parole che si abbatterono su di noi come uno tsunami.
Da quel momento, la precarietà e l’incertezza si fecero più palpabili: arrivò dicembre e ancora non si sapeva che cosa ne sarebbe stato del nostro servizio, un servizio innovativo, a sostegno dell’economia civile e, quindi, di tutte le organizzazioni nonprofit, una eccellenza italiana. Una collega trovò un altro posto e agli inizi di dicembre ci lasciò.
La convenzione con il mio ente venne rinnovata per 3 mesi con un budget ridotto al minimo che permettesse alle due persone rimaste di terminare i progetti in corso e cercare nuove risorse con cui finanziare l’attività.
E arrivò anche marzo 2015. Le nuove risorse non arrivarono.
Nella incertezza più totale, anche l’altra mia collega decise di chiudere l’esperienza e cercare un lavoro più vicino a casa (anche lei era una pendolare come me). Rimasi io, la coordinatrice del servizio, che come il bravo comandante affondava insieme alla nave.
A livello politico, si cercava una soluzione ma era chiaro che la convenzione con il mio ente non sarebbe stata rinnovata.
Ed era altrettanto chiaro che io mi sarei ritrovata presto a dover cercare una nuova occupazione.
*le Camere di commercio sono enti pubblici locali che non hanno trasferimenti diretti dallo Stato, ma le loro entrate sono costituite dalla tassa (cd. diritto annuale) che le imprese sono obbligate per legge a pagare. Eliminarne l’obbligatorietà, significa, di fatto, eliminarne la fonte di finanziamento e impedirne il funzionamento